20101206

Ricordo di un presepe

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n.d.r.
Per una volta soltanto, facciamo un'eccezione:
in questo caso particolare, non si tratta di un componimento in versi, ma di un racconto dell'anima, in cui si ricorda con affettività profonda, una Madre ed un Padre... descritti davvero con le maiuscole dell'Amore.
Forse, una descrizione in cui tanti di noi lettori potremo "ritrovare" una parte di noi stessi - riprovando medesime emozioni.)
... Perchè la magìa dei ricordi, a volte può essere anch'essa vera poesia.



"Fino da bambino ho sempre amato costruire il presepe - già alla metà di Novembre io e mio Padre andavano nei boschi sopra il paese di Cavallasca per raccogliere muschio, sassolini, legnetti, pungi topo (Ruscus Aculeatus ) dalle bacche rosse, che mia Madre con tanta pazienza dipingeva di giallo oro, cartone, vecchi giornali, la carta stagnola non doveva mancare, altrimenti addio fiume. Per il laghetto bastava un specchio, tanto cotone per la neve, per il colore bastava quello che mio Padre usava per tinteggiare la casa, poi lui sapientemente, con varie polveri creava tanti tipi di colore. Si iniziava con i giornali bagnati e si costruivano montagne e dune.

Già il giorno della Immacolata tutto doveva essere pronto, un presepe povero, per una casa di contadini, operai.
Avreste dovuto vedere mio Padre con un lapis in mano, dal fondo della nostra grande cucina, come un pittore, controllare da ogni lato la prospettiva, tutto doveva avere il proprio ordine, ma per me era più che perfetto.
Finalmente arrivava il momento degli addobbi, e dei personaggi: qui entrava in scena mia Madre, che dopo varie discussioni con mio Padre, decideva come disporre la casa della Natività, il fiume, il laghetto, e tutti gli altri oggetti che servivano ad addobbare il nostro presepe, tutta soddisfatta la sentivi bisbigliare, questo lo mettiamo qui, quest'altro lì, la casetta dei pastori là, io ridevo nascosto dietro la tenda, nel vedere le varie espressioni di mio Padre, che a secondo, se era d’accordo o meno, scrollava il capo senza parlare.
L’unico mio compito era la deposizione nella mangiatoia del Bambino Gesù la notte della vigilia, finalmente alla sera, luci spente, camino acceso da un lato della cucina, dall’altro il mio presepe illuminato, e cosi fino alla Epifania io dormivo vicino al presepe, fantasticando, di pastori e Magi, mi vedevo come un personaggio all’interno del presepe, il mio Santo Natale cominciava al giorno dell’Immacolata e finiva all’Epifania - regali pochi, fantasia tanta.
Questo però mi fece capire che nelle usanze non ci sono spiegazioni - nel cercare una logica, tu potresti rimanere deluso: devi solo sognare e lasciare che il presepe ti parli.
La silenziosa parola dell’amore e della poesia."

da Riccardo Avanzi - (Vertemate con Minoprio - CO)

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1 commento:

Luciana Bianchi Cavalleri ha detto...

Ho pubblicato con entusiasmo il suo racconto. Ne sono rimasta toccata, e non posso che ringraziare, per aver inviato questo personalissimo ed intimo Ricordo (è un ricordo con la erre maiuscola - proprio come quelle riservate alla sua Mamma ed al suo Papà).
Ho pensato che tanti lettori avrebbero respirato e rivissuto la medesima intensa emozione.
Tanti di noi hanno infatti nel cuore simili ricordi.
Poco se ne parla, ma fa un gran bene all'anima far riemergere la positività della semplicità.

L'intensità del Natale è anche in questi simbolici messaggi, che convogliano Amore e lo conducono sin nel profondo del cuore.
Grazie, dunque - per aver voluto condividere questi preziosi e personalissimi sentimenti. (...Buon Natale!)