20111204

Il mio Natale

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C’era un’aria incantata
durante le mattine
del giorno di Natale.
Dopo un ultimo sguardo
al presepe muschioso,
allestito in salotto,
s’era andati a dormire
assai presto nel letto
con le tante domande
della veglia irrequieta
nel buio della notte:
“Verrà stanotte il Gesù,
dolce e ancora bambino,
a portarci i suoi doni?”
“Li avremo meritati?”
“Da dove egli verrà?
Forse dal misterioso
cielo della Vigilia
scenderà con gli angeli;
forse lungo il sentiero
del giardino dormiente
arriverà leggero;
forse in barca dal lago
nel suo alone di luce
verrà fin qui a trovarci?”

La notte trascorreva
con l’ultima preghiera,
poi veniva il risveglio
e, in punta di piedi,
tenendo per la mano
mio fratello piccino
aprivo quella stanza
dove c’era la grotta
con la culla di paglia
in cui stava il Bambino.
e, con gli occhi sbarrati
dalla grande sorpresa,
guardavamo quei doni
che neppure osavamo
soltanto accarezzare,
mentre c’era l’affetto
dolcissimo e caldo
del papà e della mamma.
Se ora ricordo triste
quei bei giorni lontani
nella solitudine
del prossimo Natale,
io riascolto le voci
di quel tempo perduto,
cerco di ritrovare
dentro di me, nel cuore,
le tre persone care
che non ci sono più,
che m’han lasciato solo.

da Emilio Montorfano - (Milano)
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1 commento:

Censorina ha detto...

Anch'io da bambina credevo a Gesù Bambino che portava i doni. Neppure dormivo quella notte. E', come dice la poesia, uno dei ricordi più cari e indelebili che viene a riscaldare la nostra attuale Notte di Natale.